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Inviato da avatar Mario Sartori il 17-10-2010 alle 15:26 Leggi/Nascondi

Lunedi 11 ottobre, si è svolto presso il circolo Arci-Bellezza  il sesto incontro dell’iniziativa di Informazione e ascolto sul PGT promossa da Libertà e Giustizia, Legambiente, Arci e Acli e alla  quale ha aderito anche Fondazione RCM.

L’incontro era dedicato in particolare alle ricadute del PGT in zona 5. Erano presenti 92 cittadini.

Graziano Fortunato dell’Arci ha coordinato i lavori della serata mentre l’inquadramento del PGT, sia dal punto di vista  generale sia dal punto di vista delle principali ricadute nella zona  è stato proposto dall’architetto Piergiorgio Vitillo del Politecnico di Milano;  Nella sua presentazione (vedi allegato)  Vitillo ha illustrato ha innanzitutto fornito alcune cifre emblematiche dello sviluppo che il PGT propone per Milano:  12.000.000 di mq di slp  negli Ambiti di Trasformazione (pari a circa 36.000.000 mc, equivalenti a 300.000 nuovi abitanti se si fa tutta residenza ) e, secondo alcune stime, ben 30.000.ooo di mq di slp collocabili nel Tessuto Urbano. Per avere un’idea della dimensione esorbitante di queste previsioni, si tenga conto che negli ultimi 15 anni a Milano si è edificato per 4.000.000 di mq di slp, mentre ora il Documento di Piano, che ha una validità di soli 5 anni,  ne prevede, nei soli ambiti di trasformazione, il triplo.  Il relatore ha tuttavia precisato che non è affatto certo che queste previsioni produrranno 300 / 600.000 nuovi abitanti, ma resta il fatto che il PGT si auto-presenta come un formidabile generatore di offerta immobiliare, che viene considerata, con un’ottica quantomeno datata,  motrice primaria dello sviluppo (o della ripresa dello sviluppo) di Milano.

Per quanto concerne la zona 5, caratterizzata da un edilizia databile prevalentemente tra l’800 e il ‘900,  che ospita 130.000 abitanti e si estende in forma trapezoidale fino a comprendere le aree agricole di grande pregio che si insinuano nel tessuto edificato tra il Quartiere Gratosoglio e l’area del Depuratore di Nosedo, la maggiore trasformazione prevista riguarda l’ATU di Porta Romana.  Come per tutti gli altri ambiti, anche per p.ta Romana  il Piano non permette di leggere dietro la previsione di 300.000 mq di slp, di una superficie destinata a servizi d’interesse pubblico generale almeno del 60%  (di cui la maggior parte a verde), quale trasformazione urbanistica, quali funzioni, quali servizi e quale paesaggio urbano ne scaturirà.

Il relatore ha sottolineato che il PGT di Milano punta su due fondamentali strumenti per promuovere e governare le trasformazioni urbanistiche: la perequazione dei diritti edificatori (attribuire diritti volumetrici anche ad aree che non potranno usufruirne, per poterli trasferire in zone edificabili, in cambio di terreni e servizi) e la densificazione delle aree edificabili (che significa sviluppare gli edifici in altezza)  . Per quanto riguarda il primo il relatore ha messo in evidenza che viene concepito più come uno strumento di promozione finanziaria-immobiliare, tra l’altro molto difficile da regolare,  che non, come vorrebbe la normativa, uno strumento per dotare di servizi la città.

Sullo strumento della densificazione che  dal PGT viene in larga misura motivato dalla necessità di fermare o addirittura di invertire l’avanzata del consumo di suolo, il relatore ha osservato la bontà del principio che è stato ed è applicato in molte città del mondo, dove però si sceglie dove è opportuno densificare e non si lascia all’iniziativa immobiliare l’arbitrio di proporre edilizia intensiva pressoché in tutta la città.

In generale il PGT afferma il principio che i servizi è meglio li facciano i privati parallelamente alla realizzazione delle iniziative immobiliari, subordinando così la dotazione di verde, di strutture scolastiche e di spazi comuni alle logiche del mercato edilizio, all’iniziativa del pubblico restano solo alcune grandi opere (in particolare infrastrutture viarie e servizi pubblici per la mobilità).  Su   quest’ultimo aspetto peraltro il PGT prevede la realizzazione di ben 11 metropolitane, senza dare alcun riscontro di fattibilità.

Il giudizio del relatore sul piano è in definitiva molto severo: la mancanza di scelte ed indicazioni sul progetto di città, accompagnato dalla rinuncia ad individuare e programmare funzioni, servizi, criteri morfologici e dal completo affidamento all’iniziativa privata fa si che la scelta esplicita del PGT sia quella di non governare le trasformazioni urbane e di snaturare la funzione della pianificazione urbanistica.

Il dibattito che è seguito alla relazione dell’arch. Vitillo ha fatto emergere ulteriori elementi di contrarietà o di perplessità da parte del pubblico presente rispetto alle scelte del PGT. E’stato messo in luce il mancato coinvolgimento dei cittadini nella costruzione del disegno di piano ed anche l’esposizione ad ulteriori rischi di emarginazione ed esclusione dei ceti più deboli dalla città che potrebbero trovare una, se pur parziale, risposta al fabbisogno di housing sociale solo a condizione che si concretizzino le iniziative immobiliari che il PGT prefigura e consente.  Qui si è posta la questione: A chi verrà offerta la strabordante disponibilità di nuove volumetrie in una città dove è scomparso il mercato dell’affitto sostenibile, che ha 80.000 alloggi e centinaia di migliaia di mq di uffici vuoti e dove 150.000 studenti,  700.000 mila pendolari-automobilisti ed altrettanti pendolari la raggiungono quotidianamente con i mezzi, perché non c’è modo di trovare alloggi a prezzi e canoni accessibili in città? Correlato a questa osservazione  c’è anche il rilievo sulla drammaticità della situazione della mobilità nella città metropolitana sia per quanto concerne il sistema ferroviario che viene in buona parte dismesso, sia per quanto riguarda la viabilità che, nella zona 5, prefigura nuove criticità in particolare per l’innesto della nuova Paullese nella viabilità cittadina (viale Ortles) .

E’stato anche osservato che il problema primario di una città come Milano che è stata e dovrebbe essere ancora locomotiva dell’economia lombarda e nazionale è quello dell’economia, dell’imprenditorialità e del lavoro ed il PGT non delinea nessun ruolo positivo e propositivo dell’iniziativa pubblica per favorire il ritorno e il rilancio di attività propulsive in città; Si punta tutte le carte sull’attività immobiliare dimenticando che non è vero che se funziona questa, l’economia  riprende slancio ma anzi che è vero il contrario.

Negli interventi del pubblico sono emersi anche i timori e le contrarietà alla applicazione del principio della perequazione  che, nell’assegnare indici volumetrici anche alle aree agricole del Parco Sud, non sciolgono affatto i dubbi sull’effettiva in edificabilità delle aree di cintura che verranno pianificate dalla Provincia. E’stato sollevato anche il tema della debolezza del PGT per quanto riguarda la sostenibilità ambientale che contiene indicazioni molto blande sull’efficienza energetico-ambientale delle nuove costruzioni ed arriva all’assurdo di assegnare ulteriori volumetrie (quindi ulteriore carico ambientale) a chi adotta quelle soluzioni costruttive che invece dovrebbero essere la regola obbligata per chi interviene in un contesto urbano che già oggi è uno dei più inquinati ed insostenibili d’Europa.

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