Adesso tocca a noi: il PGT e la zona 9

Inviato da avatar Mario Sartori il 17-10-2010 alle 19:33 Leggi/Nascondi
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Giovedi 14 ottobre, si è svolto presso il circolo La Fonderia di via Thaon di Revel   l’ottavo  incontro dell’iniziativa di Informazione e ascolto sul PGT promossa da Libertà e Giustizia, Legambiente, Arci e Acli e alla  quale ha aderito anche Fondazione RCM.

L’incontro era dedicato in particolare alle ricadute del PGT in zona 9. Erano presenti oltre 100 cittadini.

Emanuele Patti dell’Arci ha coordinato i lavori della serata mentre l’inquadramento del PGT, sia dal punto di vista  generale sia dal punto di vista delle principali ricadute nella zona  è stato proposto dall’architetto Andrea Arcidiacono del Politecnico di Milano;  Nella sua presentazione (vedi allegato)  Arcidiacono, si è soffermato innanzitutto sul ruolo che i tre strumenti che compongono il PGT – Documento di piano, Piano delle regole e Piano dei Servizi – debbono, in base alla legge regionale 12  comporre il disegno strategico dello sviluppo della città. 

Per quanto riguarda in particolare il piano dei Servizi, ha delineato  in particolare il ruolo che questo strumento dovrebbe assolvere nel disegnare la città pubblica, sottolineando che l’attrattività di una città e quindi le sue potenzialità di crescita demografica non si gioca tanto sulla sua offerta di residenza quanto sull’offerta di servizi (di scuole, di verde, di spazi pubblici, di piste ciclabili e soluzioni per la mobilità, di offerta culturale) che portano qualità del vivere  e che vanno considerati  fattori di  valorizzazione pubblica del tessuto urbano e non vanno invece ridotti a subordinate delle logiche dello sviluppo insediativo privato.

In questa chiave la partecipazione dei cittadini e dei soggetti organizzati della società civile alla formazione del PGT avrebbe dovuto essere ben più importante e decisiva nella definizione stessa delle scelte e non ridursi solamente alla possibilità di formulare osservazioni che inevitabilmente non possono che appuntarsi su questioni specifiche e puntuali non potendo mettere in discussione gli orientamenti generali del Piano. Nel descrivere le caratteristiche della zona 9 il relatore ha sottolineato i numerosi aspetti di interesse che presenta e che vanno letti in relazione alle scelte del PGT: Si tratta di un’area molto vasta con presenze importanti come l’Ospedale Niguarda, il Parco Nord, l’università di Milano-Bicocca che è diventata anche area residenziale, aree in trasformazione come le Varesine o che si sono già trasformate in centri direzionali come via Valtellina,  numerose aree dismesse come Bovisa e lo Scalo Farini.   

Il relatore si è poi soffermato sul tema del consumo di suolo, tema sempre più avvertito nelle città europee, svelando come l’ottimistica previsione che il Piano fa di alleggerire il consumo di suolo dall’attuale 70% al 65% del 2030 sia in realtà giocata su uno stratagemma grafico che classifica come  urbanizzate le aree del Parco Sempione e dei grandi viali nella mappa dello stato attuale per poi computarle come suolo “liberato” nelle previsioni future.

Ma non è l’unico “gioco di prestigio” del PGT che anche quando parla del lodevolissimo impegno di collegare il cuore della città con il sistema dei parchi di cintura propone questi vistosi “Raggi Verdi” che graficamente illuminano l’intera città, in realtà si riferisce a poche piste ciclabili in buona parte già esistenti (come il tratto di via san marco) spesso impossibili da alberare o da rendere protette e che attraversano zone tra le più congestionate. Ben diverso dunque questo progetto dei Raggi verdi dal disegno che il Piano Beruto della fine dell’800 ha dato alla città il sistema dei grandi viali  alberati e degli ampi marciapiedi, quando si scopre che   uno dei tracciati delle piste ciclabili prevede il passaggio in zone totalmente ostili all’uso della bicicletta come il cavalcavia dello scalo Farini per poi proseguire, non si bene come, in via Farini.

Il piano è poi estremamente carente, secondo il relatore, per quando riguarda il suo ruolo metropolitano, che nelle grandi città europee è sempre considerato, e che il PGT di Milano non avrebbe dovuto non analizzare perlomeno per quanto il riguarda i grandi sistemi della mobilità e del trasporto pubblico.

Ma anche alla scala urbana le previsioni che riguardano il  sistema della mobilità sono criticabili poiché non ha senso disegnare 11 linee metropolitane quando non ci sono risorse per realizzarne due, mentre invece potrebbe risultare più importante velocizzare il percorso dei mezzi pubblici ed in particolare liberando dalle auto i percorsi dei tram e realizzando ulteriori tratti di corsie riservate agli autobus sulle circonvallazioni e bisognerebbe davvero rendere Milano che è  una città pianeggiante e compatta, una città per la bicicletta.

Il relatore si è infine soffermato sul principio della perequazione che, nelle intenzione del legislatore e nella pratica di molte esperienze europee, serve a rendere possibile l’acquisizione e  la realizzazione di aree e di servizi d’interesse pubblico attraverso l’attribuzione di diritti volumetrici che possono essere sfruttati dai proprietari in altre zone della città in cambio della cessione dei terreni. L’applicazione che ne fa il piano è tuttavia particolarmente esasperata e esente da qualsiasi analisi di vocazione urbana o di processo di pianificazione che individui le zone più idonee a ricevere le volumetrie così trasferite. Altrettanto problematico appare il meccanismo di gestione del trasferimento dei diritti volumetrici che, tra l’altro, vengono generati anche dalle aree pubbliche dove già ci sono i servizi, prefigurando una situazione molto delicata dove il soggetto pubblico è, al contempo, il soggetto regolatore dei meccanismi di regolazione dei valori fondiari (attraverso il registro delle cessioni e i meccanismi delle convenzioni), il soggetto che acquisisce al demanio terreni privati ed anche titolare di diritti volumetrici da valorizzare sul mercato.

Nel dibattito che si aperto dopo la relazione dell’arch. Arcidiacono numerosi interventi si sono soffermati sulle prospettive di un’offerta edilizia che non è chiaro a chi si rivolgerà e che si teme non potrà rispondere alla domanda di edilizia sociale e di edilizia accessibile alle nuove coppie e alle giovani generazioni, considerato che già oggi c’è abbondanza di appartamenti invenduti o lasciati sfitti. E’stato ripreso anche il tema della partecipazione della cittadinanza oltre che alla formazione del piano (che ora è limitata alla fase delle osservazioni) nella fase di attuazione del Piano quando le iniziative, oggi assai vaghe, prenderanno forma e sostanza e daranno alla città un nuovo volto, sul quale non è pensabile che i cittadini non possano minimamente influire.

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Risorsa di Mario Sartori inserita il 17-10-2010